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Elezioni europee 2019

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Il risultato delle elezioni europee rappresenta un manuale di sociologia in piccolo. I dati ormai sono conosciuti ed evidenti a tutti: un italiano su tre vota Lega, i 5Stelle quasi dimezzano i voti delle Politiche (passando dal 32 al 17%), il Pd diventa secondo partito, Forza Italia scende sotto il 10%, cresce bene Fratelli d’Italia, il pericolo del fascismo nel nostro Paese esiste solo nella testa di chi pensa ancora di condizionare il voto dei cittadini agitando simili spettri (Forza Nuova e Casapound insieme non raggiungono neanche lo 0,5%). 

Ma cosa ci dicono questi risultati? Innanzitutto che il popolo non è poi così bue, decide autonomamente, si fa beffe di un’élite molto snob, minoritaria e totalmente scollata dal polso del Paese reale, che da un anno cerca di indottrinare tutti, spiegando chi dovrebbe rappresentare il male assoluto e chi invece incarna la figura del bene supremo. Pochi, che vorrebbero condizionare la volontà di molti. Hanno agito cosi con Berlusconi fin dal 1994, e tutti sappiamo com’è andata, ora lo fanno con Salvini, e il risultato ottenuto dalla Lega conferma quanto sia illusorio e fallimentare questo metodo.

Può piacere o meno, può essere giusto o sbagliato, ma esiste una cesura evidente tra chi vive completamente scollegato dalla realtà e dalla pancia del Paese, chi dal comodo del proprio divano di casa spara giudizi sprezzanti, senza andare nelle piazze, nelle periferie, nei mercati, nelle città più disagiate, chi pensa con aria di superiorità di poter indirizzare ed educare gli italiani, e chi invece “sente”, intercetta e interpreta il reale stato d’animo dei cittadini.

Vince le elezioni chi percepisce il Paese, anche quello più profondo. Perde le elezioni chi considera il popolo, gli elettori, come una massa governabile, da guidare e ammaestrare, chi pensa che gli italiani siano gonzi che credono acriticamente a ogni promessa e presa in giro, che non abbiano la capacità di distinguere fra la serietà e l’inadeguatezza e il pressapochismo dei venditori di fumo anche un po’ superficiali.

Bisogna dare alle cose il loro nome, non nascondersi dietro alibi e paraventi, altrimenti nessuno, se lo vorrà, sarà in grado di cambiare lo stato delle cose. La Lega al 34% deve portare tutti gli altri partiti non usare ogni stilla di energia per demonizzare l’avversario, ma a riflettere, capire e – se sono in grado – cercare di lavorare per ritrovare (se mai l’hanno davvero fatto) la capacità di “sentire”, comprendere e sostenere i cittadini. Devono essere in grado di farsi percepire vicini e non lontani. Solo se saranno in grado di farlo, potranno quindi permettersi di creare le premesse per guidarli.

Un piccolo capitolo a parte merita il Pd, che faticosamente sta risalendo la china, forse anche per aver eliminato la pregiudiziale-Renzi. Il sorpasso nei confronti dei 5Stelle dimostra che molti dei voti precedentemente persi erano andati a finire proprio nella cassaforte grillina (che si è dimostrata facilmente scassinabile). Ma anche che di fronte a un ritorno delle tradizioni di sinistra, non per forza maggioritarie, ma almeno identitarie, un parte di popolo ritrova fiducia e voglia di appartenenza.

In ultimo, non si possono non far domande sull’abilità di comunicazione. Salvini ha dimostrato di essere parecchie spanne avanti agli altri. Probabilmente con cinismo, ma anche con straordinaria efficienza, ha saputo tradurre la sua attitudine nel capire gli italiani nella capacità di andare dritto alla loro pancia con parole e slogan che hanno fatto breccia. Ha vinto non solo la partita delle elezioni, ma anche quella della comunicazione. Gli altri partiti dovranno riorganizzarsi, rivedere le tecniche, avere l’umiltà di comprendere quanto sia cambiato il mondo della propaganda. Se saranno in grado di comprendere tutto questo, se avranno la necessaria serietà, se invece di crearsi alibi e insistere sempre e solo sulla rappresentazione del Salvini di turno come Belzebù lavoreranno per individuare gli errori e correggerli, allora potranno risalire la china. Altrimenti non solo continueranno a leccarsi le ferite, ma non riusciranno mai a frenare l’espansione della Lega.